Castagnole delle Lanze - La Cappella di San Defendente

L'ex-voto per la liberazione dalla peste

Anticamente il luogo dove sorge la cappella era la regione dei Renaldi, dall'importante famiglia castagnolese che qui possedeva vastiterreni. Domenico Renaldi nel 1633 costruisce a sue spese la cappella. Poiché la costruzione è di poco successiva all'epidemia di peste che nel 1631 investe queste terre, è lecito supporre che si tratti di un ex-voto per la liberazione dalla pestilenza. Da alcuni documenti d'archivio, oggi scomparsi, risulterebbe che nel 1633 la cappella fosse solo rifabbricata, al posto di una antica cappella, oppure di un pilone votivo.

Oltre alla costruzione, Domenico Renaldi lega alla cappella un censo di cento lire, assegnato in origine all'arciprete della parrocchia, per la celebrazione di dodici messe annue in suo suffragio. Questo legato perdura fino all'inizio del XX secolo. Lo stesso fondatore, qualche anno dopo, dona alla cappella un piccolo appezzamento di terreno, circa dodici tavole, adiacente all'edificio, le cui rendite servivano per affrontare le spese ordinarie della cappella. Nell'Ottocento le entrate della cappella, oltre dal terreno proprio, si ricavavano anche dall'annuale questua del grano e dal provento di una salicera.

Quando nel 1868il governo confisca ibeni ecclesiastici, anche il terreno della cappella di San Defendente è incamerato dal demanio e messo in seguito all'asta; i borghigiani però lo riscattano.

Dai pochi documenti antichi che menzionano la cappella, si scopre che nella metà del Seicento l'altare, spoglio di arredi ha una pala che raffigura l'immagine della Vergine Maria tra i santi Sebastiano, Defendente e Domenico. In seguito questa tela è sostituita con un'altra raffigurante Maria con Gesù Bambino tra San Defendente e l'arcangelo Michele, anch'essa andata perduta. Oltre la pala dell'altare, l'unica altra decorazione presente è l'affresco rappresentante il titolare della cappella sopra la porta d'entrata. Nel 1694 la cappella è interdetta al culto. Nei decenni successivi la situazione non migliora perché, benché ritorni a essere ufficiata, è povera di paramenti e bisognosa di riparazioni, come evidenziano molte osservazioni fatte dai vescovi che esaminano la cappella in occasione della loro visita pastorale tra il XVIII e il XIX secolo.

Nell'Ottocento la cappella ottiene anche un cappellano; è don Giovanni Antonio Carosso che, essendo disoccupato tra gli anni trenta e settanta del secolo celebra la messa quotidiana, oltre le dodici celebrazioni in ricordo del fondatore e quella solenne del due gennaio, festa patronale. Poiché la cappella è isolata, nello stesso periodo tutti i paramenti e i vasi sacri sono conservati da Battista Carosso, abitante nella casa più vicina alla cappella, e padre del cappellano. È anche il custode della campana, issata sul tetto della sua abitazione, dopo che per ben due volte la campana innalzata sul campanile è stata rubata.

In origine la cappella non ha una sacrestia, ma i pochi oggetti erano conservati in un armadio e in un cofano dietro l'altare. Verso il 1919 i borghigiani costruiscono il piccolo edificio addossato alla cappella e chiudono il portico. Non si hanno notizie certe fino agli anni '80 quando la cappella è stata oggetto di un'importante opera di restauro dopo che, per tanti anni era stata abbandonata e non si svolgevano celebrazioni.

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