Costigliole d'Asti - Santuario della Beata Vergine delle Grazie

Miracoli a Costigliole

Le origini del santuario sono antiche, risalgono infatti alla metà del Cinquecento, durante la guerra tra Francia e Spagna. Nel 1558 i francesi, che occupavano il castello di Costigliole, assaliti dalle milizie spagnole, furono costretti alla fuga. Durante la ritirata, due fratelli, di cognome Cocito, trovarono riparo tra le rovine del medievale castello di Lù in una torre che gli spagnoli minarono. I due, ormai indifesi, si abbracciarono invocando la protezione della Santa Vergine. La torre crollò e non rimasero che pietre e distruzione. Nello stupore generale, però, i Cocito uscirono miracolosamente vivi dalle macerie, tantoché il comandante spagnolo, incredulo, li soccorse, li fece curare e li scortò fino ad Asti. Pochi anni più tardi i due fratelli, in memoria della grazia ricevuta, fecero costruire un pilone in onore della Madonna, all'incrocio delle strade che da Costigliole portano ad Agliano e a Montegrosso. Presso questo pilone, nel 1646, apparve la Madonna ad un'umile pastorella, ridonandole l'udito e la parola. La fama degli avvenimenti prodigiosi, che portavano pellegrini da ogni dove, divenne tale che si decise di costruire un grande santuario, su disegno dell'architetto locale Pietro Tommaso Baldi. La prima pietra fu posta nel 1727 e già dopo un anno le fondazioni e i muri esterni erano terminati. I lavori però vennero interrotti a causa di disaccordi tra gli Asinari e i Verasis, confeudatari di Costigliole, a cui si aggiunsero la guerra e una grave carestia.

Ripresero soltanto nel 1736 e l'11 agosto 1744, il parroco di Costigliole, benedì solennemente il tempio.

Il santuario di Lù è di linea barocca, sobrio ed elegante.

La pianta è a forma di croce latina, con una navata centrale e due vaste cappelle laterali. La facciata, su disegno di Bartolomeo Cerruti di Cavallermaggiore, presenta due ordini di colonne e, al centro del frontone ricurvo, poggia una grande croce di ferro con fiamme in pietra.

Nel luminoso interno, decorato tra il 1836 e il 1838 da Giuseppe Barelli di Bra, spicca l'altare maggiore in marmo, del 1767, opera del luganese Andrea Aglio. Nel coro, la tela di Agostino Cottolengo di Bra, del 1839, rappresenta la Vergine con il Bambino nell'atto di spargere grazie su Costigliole. Nella cappella di destra troviamo un grande quadro con i Santi Sebastiano, Precordio e Giovanni Nepomuceno, dipinto nel 1745 da Bartolomeo Rinaldi, allievo di Giancarlo Aliberti di Canelli. In quella di sinistra è presente un'altra tela del Rinaldi, raffigurante Sant'Isidoro agricoltore.

La cappelletta della miracolosa Vergine delle Grazie si trova accanto all'altare maggiore, proprio nel luogo dove sorgeva il vecchio pilone cinquecentesco. All'interno, la statua lignea della Madonna, del 1761, è attribuita al torinese Francesco Maria Riva.


Il '68 contadino

“Il 10 agosto 1968 alle ore 16 esatte dopo un pomeriggio afoso, il cielo si fece scuro sulle nostre colline e una grandinata disastrosa colpì una ventina di paesi astigiani con epicentro a Costigliole in particolare Madonnina. Chi ha qualche anno come me che in quel periodo ero ancora bambino, ricorda un paesaggio invernale con vigneti imbiancati e completamente distrutti, impossibile non ricordare la rabbia, la disperazione, le lacrime di mio padre e di tanti altri contadini di quel tempo. Sulla piazza del Santuario costigliolese da subito si radunarono decine di contadini per decidere il da farsi e fare un sunto dei danni subiti. Nei giorni a seguire ci si trovava anche nella chiesa messa a disposizione dal parroco Don Giovanni Truffa. Di seguito, anche negli altri paesi astigiani si faceva lo stesso. Le riunioni erano molto partecipate, centinaia di persone. Bisognava organizzarsi, i toni spesso erano molto accesi con un unico imperativo (…que vanta fè cheicòs … frase ripetuta più volte dai nostri viticoltori che avevano in quelle vigne ormai compromesse e non solo per quell’annata, la loro unica fonte di reddito).

Quello che si voleva e si chiedeva era un aiuto una provvidenza statale a favore delle aziende agricole colpite da calamità naturali. Il cosiddetto fondo di solidarietà richiesto senza risultati già negli anni precedenti con le cosiddette passeggiate dimostrative. Il problema era quanto mai sentito come testimoniano le cronache e i servizi giornalistici di quel tempo. Sarebbe davvero lungo elencare gli eventi che contraddistinsero il 68 contadino, ma col coinvolgimento di sindacati e parlamentari, e soprattutto con la spinta della nostra gente, si riuscì finalmente ad ottenere quel tanto auspicato fondo di solidarietà nazionale: legge 364 del 25 maggio del 1970.

Per commemorare il 68 contadino, l’ amministrazione comunale di Costigliole, nel 1970, fece apporre sulla piazza antistante alla chiesa della Madonnina una lapide per ricordare una lotta che è riuscita a far riconoscere dignità e valore sociale al mondo rurale che ne beneficia ancora oggi. Doveroso farlo anche noi oggi nella data del cinquantenario di un tragico evento che segnò tragicamente la storia della viticultura del nostro territorio.  Ai nostri padri, ai nostri nonni, ai parlamentari, ai sindacalisti, alla gente comune ormai non più con noi, ma ancora viva nei nostri cuori e nelle nostre menti, protagonisti delle giornate sessantottine iniziate proprio a Madonnina, un sentito e doveroso grazie per le lotte effettuate e per l’impegno profuso.”

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